Vasile Ernu

În viaţă există lucruri mult mai îngrozitoare decît moartea BR Anna Ahmatova

În viaţă există lucruri mult mai îngrozitoare decît moartea
Anna Ahmatova
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Vasile, l’eretico

 di Piero Ferrante / Stato quotidiano.it

ernu_ereticIn copertina, sfondo rosso e onda bianca in stile Coca Cola. Appena sopra di questa, invece del marchio registrato della più consumata bevanda gassata del mondo, un più immediato “Communism”. Brand d’altri tempi, verrebbe da dire. In fondo, si è dissidenti anche così, quando ci si oppone ad un impero nuovo di zecca (che poi tanto nuovo manco lo è) brandendo simboli e valori uno più antico. O rivendicandone i difetti, appropriandosi degli errori. Dissidenti, dunque. O forse eretici. L’equivalente politico di ‘spine nel fianco’. Eretici come Vasilij Andreevic o come A.I., i protagonisti de “Gli ultimi eretici dell’impero”, opera ultima dello scrittore rumeno Vasile Ernu edita in Italia a fine 2012 da Hacca (per Macondo, recensione di “Nato in Urss”).

“Gli ultimi eretici dell’impero” è una piccola enciclopedia in forma epistolare (a dialogare sono, appunto, Andreevic e A.I.) dei giorni della Romania comunista. Un dizionario di cose andate, un compendio in cui prendono forma, sostanza e vita personaggi, racconti e valori. Idee e immagini vivide che Andreevic e A.I. pescano da un mondo finito sommerso sotto le macerie della Storia, resistito alle più funeste delle guerre dell’umanità, e terminato a Berlino nel 1991, prono sotto il fardello di uno zaino pieno d’armi e di (troppa) burocrazia.

Nelle loro parole, nei loro punti di vista talora contrastanti, talora coincidenti eppure sempre complementari, descritti con minuzia e, insieme, con ironia, Ernu situa una riflessione inedita e scevra di condizionamenti sull’Unione Sovietica e, soprattutto, tutta la disillusione verso un sistema, quello capitalista, che avrebbe dovuto far dimenticare le brutture del comunismo e che, viceversa, non fa, di giorno in giorno, che riabilitarlo. E allora i due parlano del senso perduto della Patria, del ruolo mutato dell’intellighenzia, dello svilimento del linguaggio, di armi, letteratura e di servizi segreti, di Gulag e religione, di banche, di Dracula, del Partito, di Lenin e di vodka, regalando un grandangolo sul mondo al di là della cortina. E parlando, si scoprono forti di un passato che li ha visti parte, per quanto del tutto marginale e finanche critica, di un sistema. Una critica che, purtuttavia, aveva un senso, un indirizzo e un ricettore finale. Una critica che andava a bersaglio e che colpiva, nel tempo in cui le parole avevano un senso e la debolezza di un sistema non variava con il variare della valuta.

Questo libro, comunque, è ben più d’un nostalgico rimpianto dei tempi andati, è più d’un latrato solitario alla luna. Ernu compone piuttosto un manifesto romanzato, affidato alle parole di due voci scomode, due figli dell’Impero sovietico. Figli indisciplinati e ribelli, ostili rispetto alle forme di controllo ma, nel contempo, malinconicamente orfani di un modello rigoroso e irripetibile.

Vasile Ernu, “Gli ultimi eretici dell’Impero”, Hacca 2012
Giudizio: 3 / 5 – e un altro giorno è andato

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7 April, 2013
in: Blog, Cronici, Noutati, Presa   
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